«La Finanza? Meno male, credevo fosse Equitalia»

 Tonio Pillonca
 Taluni imprenditori si autoproclamano strozzati da fisco ma poi si scopre che al fisco non hanno versato neppure un euro. E, disdetta nella disdetta, i più virtuosi si affidano a consulenti tributari smemorati che dimenticano di presentare agli uffici competenti la dichiarazione (Irpef o Iva fa lo stesso) dei loro clienti. La Guardia di finanza li scova e li affida alla Procura competente che ora coordinerà l'inchiesta, verificherà eventuali ipotesi di reato (probabili, visto che si tratterebbe di un imbroglio da oltre due milioni di euro) e sempre eventualmente ne chiederà il rinvio a giudizio. Mentre questi signori evadono le imposte, attendono comodamente il processo e tutti i benefici di legge dopo un blitz della Guardia di finanza, Equitalia espropria i nullatenenti in debito di poche migliaia di euro o i piccoli proprietari di bed and breakfast che - complice la recessione che investe il turismo - rischiano di dover chiudere i battenti davanti all'offensiva di nostra signora delle riscossioni. Su come funzioni il sistema Italia in materia tributaria il dibattito è aperto, convulso, lungo ed estenuante. I rimedi per far pagare i ricchi e agevolare i poveri però non è stato ancora trovato. E bisogna capire se un grande evasore debba temere le Procure più di quanto un piccolo debitore debba aver paura dell'esattore. In Ogliastra circola una storiella, sintomatica. Alla porta di un negoziante si presentano tre signori in borghese: «Guardia di finanza», dicono, «ci faccia vedere i registri». E il commerciante, tirando un sospiro di sollievo: «Meno male, credevo foste di Equitalia».

(da L'Unione Sarda)

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